Yohoo!
[Prima di tutto, approfitto dello spazietto in cima per scusarmi con Diana e Valentina, che hanno lasciato i loro commenti sulla precedente recensione a The Midnight Hour ma ci ho messo un secolo per approvarli (il blog ha la moderazione per evitare lo spam selvaggio). Scusate, mi sono arrivati esattamente mentre ero in vacanza e avevo internet a cacchio </3 grazie moltissimo di essere passate!]
Tipo centoventisette anni fa avevo postato una raccolta di commenti dicendo che avevo dovuto dividerla in due, e che la seconda parte sarebbe arrivata a breve.
Dopodiché, lasciai i commentini dispersi su un quaderno fino alla fine dei tempi. [Fine]
#Che storia struggente
No, in effetti fino alla fine dei tempi no. Solo fino ad oggi, 09 settembre 2018. E ora LI HO SALVATI DALL’OBLIO!
Eee dato che ultimamente (a parte i post extra) ho spammato recensioni lunghe e corpose come se non ci fosse un domani, credo di poter fare una piccola tappa dai commenti senza sentirmi una cattiva persona!
Sempre a tema RPG, perché le mie liste negli ultimi tempi si erano allungate a dismisura.
Quest’oggi parliamo di:

* Trick & Treat
* Little Briar Rose
* Hide and seek: Story of Dorothy
* Listen – Just a game.

Trick & Treat
Così come l’altra volta, nel post di commentini, ho parlato di Jack’s Eve, stavolta per il tema Halloweeniano abbiamo Trick & Treat.
Qui andiamo sul classico: nella notte di Halloween, una streghetta di nome Charlotte e la sua cameriera-zucca Amelia escono per fare dolcetto o scherzetto. In capo a pochi minuti finiscono in una misteriosa villa che sembra apparsa dal nulla. Una volta dentro, uno sconosciuto ammantato le invita a prendere parte ai giochi di quella notte; Charlotte, che è tsundere, perde la pazienza e lo rincorre, ma Amelia la perde di vista… e that’s it. La protagonista è, a tutti gli effetti, Amelia, la quale dovrà esplorare tutta la villa stregata per ritrovare la sua signorina. Così come per Jack’s Eve, preparatevi all’inversione finale: se lì era tutto molto cute e finiva molto what, qui è tutto molto darkettone, e invece poi…Voglio giusto mettere una citazione dal finale che, apparendo così di punto in bianco, mi ha quasi fatta cascare dalla sedia: “Signorina, che ci fa qui? Questa stanza è riservata allo staff!”.
E’ un gioco carinissimo in ogni sua parte: dalla grafica molto curata con un sacco di eye-candy (l’autrice ha pure messo l’animazione apposita per quando Amelia lava dei panni) e un gameplay che, nonostante non sia horror, riesce comunque a tenere sulle spine. Non ci sono game over, ma cosiddetti dead end appostati per tutta la casa. Un sacco di stanze, poi, cambiano aspetto a seconda delle proprie azioni, dando un boost-up all’atmosfera. Alcuni oggetti si possono trovare solo in certe versioni della stanza, oppure sono nascosti al buio e reperibili solo con l’ausilio di una torcia – e no, non danno alcun segno di essere lì. I puzzle, come si può evincere, tengono abbastanza impegnati. Ho apprezzato molto che ce ne fossero alcuni ispirati alle favole/fiabe/classici (Oz <3), ma forse un paio erano troppo bastardi. x° Poi c’è il branch degli ending che, sebbene sia abbastanza semplice, in realtà si rischia con ottime possibilità di prendere il normal anziché il true end (sì, ci sono cascata anche io).
Purtroppo la trama la svelano al 90% sul finale, se vi dicessi anche solo una cosa in più sarebbe uno spoiler di troppo. Anyway, vi posso dire che mi ha fatto ridere parecchio. Posso dire anche che tutti i personaggi sono abbastanza simpatici, anche se il padrone di casa apparirà solo sul finale… e che Charlotte è tanto protettiva e appiccicosa nei confronti di Amelia da far venire il dubbio che abbia una cotta per lei (scherzi a parte, è un poco hintato sul serio).
So. Un adorabile RPG in stile Halloween, non lunghissimo ma con un buon livello di difficoltà. Saprà stupire e divertire. Secondo me giocarlo proprio il 31 ottobre sarebbe il meglio.

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Little Briar Rose

Questo gioco ha due meriti in particolare: da una parte, è il primissimo videogame fatto da italiani che commento/recensisco (nel mentre ne ho visto qualcun altro e ne seguo altri ancora, ma comunque il primato-), mentre dall’altra parte è stato qui che ho riacquisito la fiducia perduta nelle mie capacità con i punta e clicca.
Because yes, anche se è stato creato con l’RPG Maker VX Ace, Little Briar Rose è un punta e clicca a tema fiabesco. Tutti conosciamo la storia della Bella Addormentata nel Bosco… eppure qui non ci si concentra tanto sulla graziosa ma sfortunata Aurora, o sulla Fata Cattiva che Poi Mica Era Tanto Cattiva (coff Maleficent coff), quanto sul principe, e nello specifico sul suo viaggio attraverso l’impenetrabile – o quasi – foresta di rovi. Starà a lui trovare una strada, aiutare le bizzarre creature che la popolano… o a lui, o a qualcun altro come lui. Perché la particolarità del gioco è questa: dopo un qualsiasi passo falso non ci sarà nessun game over. Tuttavia, il principe con cui stavamo giocando verrà punito con la trasformazione in un mostro, e al suo posto arriverà un altro principe, con diverso nome e colori, che tenterà di nuovo la sorte. A seconda di quali principi si sbloccano e di cosa si fa, si ottengono diversi achievements! (Tipo io ho ottenuto il “disneyano” per aver finito il gioco col Principe Filippo). Questa cosa del ricambio dei principi è geniale e creepy al tempo stesso.
Essendo un punta e clicca, genere famoso per la bastardaggine dei puzzle, vi lascio immaginare come sono. Tuttavia, per quanto certo non facili – e per quanto gli errori vengano istantaneamente puniti – l’ho trovato molto più fattibile di un altro punta e clicca giocato negli ultimi tempi… (The Dream Machine? Chi ha detto The Dream Machine?). Così, se ora qualcuno mi proponesse un punta e clicca, non scoppierò in lacrime.
A parte la generica godibilità, Little Briar Rose ha un’altra componente incredibile: la grafica. E’ fatta tutta in stile “mosaico di vetri colorati” dalle tonalità accese, come le vetrate di una chiesa colpite dal sole. L’effetto è piacevolissimo, inoltre gli dà proprio l’accento fiabesco che serviva.


L’unico piccolo difetto che ci ho trovato è come il gioco si interrompa proprio all’entrata nel castello: ho capito che si voleva dar più risalto al principe, ma è pur sempre la Bella Addormentata… almeno la scena del bacio… e_e anche se a questo credo abbiano posto rimedio nella versione a pagamento.
Perché sì, anche questo gioco ha due versioni, una free e una a pagamento: eppure, al contrario di altri simili di cui ho parlato come Chelsea, in effetti le differenze fra le due versioni sono più sostanziali. Come l’espansione di alcuni puzzle, o l’aggiunta di scene e dialoghi.
E’ un gioco più che meritevole perciò, quale che sia la versione che vi ispira di più, vi consiglierei di provarlo.

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* Mi par di capire che la versione full abbia la selezione lingua, fra cui l’italiano.


Hide and seek: Story of Dorothy

Oggi è giornata di prime volte. Il primo gioco fatto con l’MV, poi il primo gioco fatto da italiani, il primo fatto con il 2003… (ndr: questo post l’avevo scritto insieme a quelli di Chelsea e Lavender, cui mi riferivo per l’MV e il 2003.) Ebbene, anche Hide and Seek si fregia di un primato: è il primo gioco app che recensisco, nonché il primo RPG che provo su cellulare. E’ una app coreana disponibile per android e iOs, ma in gameplay e grafica ricorda in tutto e per tutto i videogame a cui siamo tanto affezionati.
Dato che effettivamente l’idea di un horror su cellulare mi attraeva, gli ho concesso un giro di prova… salvo poi stufarmi e cancellarlo dopo un paio di ore di gioco. Questo perché è di quei giochi dove è molto facile morire male, in quanto si farebbe game over perfino sbucciando l’Uovo di Pasqua (basti dire che ce n’è uno già nella primissima stanza, accanto a dove ci si sveglia. Di game over, non di uova.) ma ci sono solo cinque vite – e il fattore più scocciante era che le vite si ricaricavano solo col tempo, oppure comprandole. E onestamente sì, mi incuriosiva, ma non tanto da persuadermi a spenderci tanto tempo e impegno. Però volevo comunque dargli una possibilità, così ho continuato a vederlo in walkthrough.
Nel complesso è un buon gioco, gli do più della sufficienza. Un 7, va’. *stellin*
La base è: una bimba, Dorothy, si sveglia in un armadio e viene invitata a giocare a nascondino da… non si sa che cosa. Ma lei non si ricorda neanche come sia finita lì, e così…
E’ di quei giochi che seguono la filosofia di The Witch’s House con molte morti atroci, distruzione totale dell’ambiente di gioco e finali in cui vengono svelati Tutti i Grandi Segreti. In modo simile, alcuni – non tutti – i puzzle e gli incontri che si fanno sono simbolici di avvenimenti del passato. In certi casi il trucco è ben riuscito, in altri meno – alcune volte era troppo urlato il simbolismo, altre ci sono cose che, per quanto mi lambiccassi il cervello, non vedevo nessuna connessione logica con le persone conosciute da Dorothy o… beh, nient’altro presente nel gioco. I puzzle per la maggior parte sono abbastanza semplici, ma ci sono quei due o tre dove non è facile raccapezzarcisi. Ci sono anche un’infinità di inseguimenti, che personalmente su cellulare trovo scomodissimi, ma fate voi.
Mi è piaciuta la grafica, è curata al punto giusto. Man mano che si avanza, si potrà entrare anche in aree piuttosto piacevoli – come, ad esempio, tutta l’area dedicata alle quattro stagioni; il riferimento è ovvissimo, ma è un piacere alla vista. … A parte forse l’area estiva, un po’ spoglia. But well.
Certo, poi ho tirato un WTF colossale quando è saltato fuori un mostro che doveva essere appena andato in ferie da Silent Hill o Resident Evil, o non si spiega.
La trama non è malvagia – a parte l’incipit, non posso dirvi granché, visto che è tutta sul finale – non una tramona, ma fa il suo onesto lavoro… e forse chissà, magari sul finale potrebbe stupirvi un poco. La mia unica domanda è:  Dorothy, perché sei così imbecille? (No, non mi sta antipatica. Ma fra le cose che non vi spoilero, c’è anche un gesto di una stupidità inaudita.)
Solo due cose mi hanno davvero fatto storcere il naso: un’area che è… molto ma molto ispirata alla stanze delle bambole di Ib (diciamo che le bambole sono tipo… uguali?) e che per il title screen abbiano scelto un brano dello Schiaccianoci. Senza dubbio una piece bellissima, ma il title screen è il primo approccio che ha il giocatore con l’opera, è lecito aspettarsi sia ben studiato; per quanto gradevole, metterci una OST che tutti avremo sentito un milione di volte, beh… non contribuisce all’identità del gioco.
Ad ogni modo, come gioco horror se la cava bene, e se siete meno puntigliosi di me – o non vi causano problemi gli inseguimenti su touch screen – potrebbe essere un buon diversivo.
Vi informo inoltre che di questo gioco esiste un sequel, Hide and Seek: Stranger (o Story of Damian). Tuttavia è del tutto diverso quanto toni e stile e, sebbene si svolga nella stessa location, non aggiunge nulla alla storia di Dorothy, solo… a qualcun altro dei loschi figuri in giro. Anche se, devo ammetterlo, Damian è gnocco.
[Play Store | App Store]*
* Il gioco è free, ma c’è la possibilità di acquistare più vite/velocità di fuga/what not.


Listen – Just a game.

Infine capitano cose del genere. Stai scorrendo la tua cartella molto bella – e molto ricca – di RPG quando ti imbatti in un nome che non ricordavi (in questo caso, “Listen”). Stai lì a guardarlo, cercando di fare mente locale. Di avere un vago indizio su da dove l’hai scaricato, quando e soprattutto perché. Così spacchetti di fretta con WinRar, magari gli dai pure una passatina all’antivirus che fiduciosi, mica scemi, poi aspetti con trepidazione il gioco si apra, sicuro che il title screen saprà ricordarti qualcosa…
Poi effettivamente si apre, e tu stai a guardare con occhi a palla quello che sarebbe anche un title screen molto efficace. Ma continui a non ricordarti un accidente. Nada. Nisba. Niet.
Da copione, questo sarebbe l’inizio di una creepypasta. Invece no, sono solo io che faccio la spesa in giro e ne reperisco così tanti che, seriamente, a volte ne scordo qualcuno
E così, incuriosita oltre ogni dire da questo RPG misterioso, ho iniziato a giocare Listen – Just a game.
Vi dirò, come per A bird story, sono a corto di parole per descriverlo. E’ la storia di una bambina molto, molto malata che sta in ospedale da troppo tempo…e un giorno incontra una creatura misteriosa, il burattinaio. L’improbabile duo stringe subito amicizia, così lui potrà raccontarle la sua storia, quella che mai nessuno si è preso la briga di ascoltare.
E non dico nient’altro, perché questo è un gioco da provare. Punto.
Dal lato tecnico, notiamo la presenza di:
– Mappe grandiose. Perfino quelle “normali”, dove non c’è molta possibilità di imbellettarle, sono così dettagliate e realistiche da far capire il talento dietro. Poi ci sono quelle dove l’autore si è lasciato andare e, a parte la fantasia della mappa in sé, ne sono uscite di favolose. Dico solo: gita in una barca-cigno sulle acque di un lago buio, circondati da ninfee. Non ci sono CG, ma la verità è che non se ne sente la mancanza.
– OST splendide: sono tutte belle, ma ad un paio ho seriamente pensato che avrei potuto giocare ad occhi chiusi (preferita: quella flautata dell’ultima area giocabile).
– Puzzle non difficili, quanto più lunghi e laboriosi. Se ci si canna qualcosa si torna all’inizio, OK, ma bisogna rifare vari passaggi. Un plauso per come i puzzle da soli caratterizzino i personaggi e siano ben calati nel contesto. (Ad esempio il primo è una luunga traversata in uno di quei parcogiochi di legno dove bisogna salire, arrampicarsi, saltare, montare robe…)
– Trama nient’affatto complessa, solo delicata. Al contrario di A bird story, però, la piccola protagonista chiacchiera eccome. E a volte è anche un po’… impietosa. x° (E’ una bimba con senso dell’umorismo). Il finale, sebbene in teoria debba essere triste, di mio l’ho trovato più che altro dolce, con giusto una punta di malinconia. Sarà che si sapeva fin dall’inizio, sarà come la prendono con filosofia i personaggi, ma… dà la netta impressione che vada bene così. Di sicuro, manterranno entrambi la loro promessa.
Ultima cosa: il gioco è di origine tedesca (infatti ci sono vari riferimenti alla Germania e robine loro) ma l’hanno tradotto in un botto di lingue, tra cui anche l’italiano. E’ un piacere giocare qualcosa nella MIA lingua, ogni tanto. La traduzione poi è fatta relativamente bene, a parte alcune frasi più artificiose e un paio di errori di battitura.
Se volete passare un’oretta persi in una fiaba moderna – per la storia, e in piccolo videogioco squisito – per i tecnicismi – prego, questo farà per voi.
[Download]*
* Vi presenterà subito una selezione lingua fra cui inglese, francese, tedesco e italiano

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