Ib

[Horroresque] [Ending Troll] [Il Gioco Più Bello del Mondo]

☆ ☆ ☆

Yohoo! Buon 2018!
… e sì, sto aggiornando il Vento (?). Qual cosa incredibile. Perché di questa super-iper-mega-pausa? Potrei dire che sono stata impegnata, ma non basterebbe perché avevo dei post già pronti su carta, solo da trascrivere. Potrei dire problemi con Internet, ma varrebbe solo per novembre e dicembre. Dunque? In realtà non c’è nessun vero motivo, ma posso dirvi una cosa: anche se sparisco per ere geologiche, alla fine torno s e m p r e. Difficile da credere, lo so. Ma dico sul serio, croce sul cuore ☆
In ogni caso, ho deciso di riprendere in mano la mia vita (#pathos) e, come prima cosa del 2018, porre rimedio ad una ignominiosa mancanza mia e di questo blog: signore e signori, quest’oggi recensiremo Ib.

Dovete sapere che alcune recensioni nella mia schedule sono diventate delle barzellette. Nello specifico, questa e quella di Star Stealing Prince. e_e Perché le sto rimandando da, coff, il 2013, coff (ah ah no non sto scherzando-). Ho detto tante di quelle volte li avrei recensiti che, ormai, al solo nominarle fra i miei amici partono le più pazze risate. Simpatici bastardi, questo è il giorno della mia vendetta. ^^ (← Ecco cosa succede a recensire con le OST dei super villain in sottofondo)

Non so perché l’abbia rimandata per tanto. In parte, credo fosse ansia da prestazione: non è che a me piaccia Ib, anzi, sarebbe impreciso perfino dire che lo amo. No. Io venero Ib. E’ il primo gioco dell’RPG Maker che ho giocato, ciò che ha causato il mio precipitare nel baratro degli indie (è un posto perversamente fantastico), e tutt’ora il mio preferito insieme ad Alice Mare. Quindi sì, questa recensione potrebbe risultare squisitamente imparziale. Ma sapete che vi dico? ‘STI CAZZI AH AH AH

Ma ora passiamo ai fatti, che ho sproloquiato fin troppo! Ib è un videogioco indie che, per tono e temi, potremmo far rientrare nella categoria horroresque (quel genere di horror che NON ti fa correre a bere un bicchiere d’acqua, insomma), ed è stato sviluppato da Kouri con l’RPG Maker 2000. (Non 2003; non so perché molti siti riportino questa dicitura, ma vi assicuro che l’engine è il 2000. L’ho personalmente aperto varie volte nel programma per carpirne tutti i segreti). La traduzione inglese fu ovviamente di VGperson – oltretutto fu proprio una delle prime, se non addirittura la primissima.
Ib lo conosce chiunque, nell’ambito degli indie. Anche chi non è avvezzo a questa tipologia di gioco, l’ha giocato o almeno sa di cosa si sta parlando. Un gioco che nella patria ha avuto un successo incredibile, sbalordendo perfino l’autore. (Per darvi qualche cifra precisa, possiamo dire che la versione occidentale aveva toccato, un paio di anni fa, i due milioni di download).
Non so dirvi per quale mirabolante stregoneria ciò sia avvenuto, eppure è una stregoneria che ringrazio molto. Altrimenti, probabilmente, questo blog tratterebbe solo di libri e film, e il mondo sarebbe un posto un po’ meno bello in cui vivere.
Se anche non posso svelarvi il suo effettivo segreto, comunque, posso dirvi cosa io credo abbia di speciale.

C O M E

Un giorno, una bambina si smarrì in una galleria d’arte…

Ib è un gioco dall’animo delicato. Delicato, non fragile, notate bene. Non è certo fragilità, quella che dimostrano le Lady quando saltano fuori dalla loro cornice e cercano – con gran caparbietà – di ucciderci. Nemmeno la ghigliottina che d’un tratto piove dal cielo e potrebbe tranciare Ib in due metà esatte, in effetti, lo sembrerebbe. L’unica cosa fragile, qui, era il suo sostegno; deboluccio, eh? Perdiana, rischiare così di affettare una bambina!
Ma oh, quanto sono delicati i sentimenti che trapelano dai quadri più belli e gentili, oppure le note che ci accolgono appena aperto il gioco, quelle del brano Memory. O il sorriso di Garry, sia che scelga di sacrificarsi, sia che si mostri felice per il prezioso dono appena ricevuto – un fazzoletto di seta così pregiato, così curato…
E allora, come potremmo riassumere la storia di questo gioco? Beh, vediamo. Non è così difficile. Chiudete il mondo fuori, leggete le mie parole, concentratevi solo su queste. Lasciatevi trasportare, e immaginate…

… Immaginate come sarebbe andare a visitare una piccola galleria d’arte.
Avete fatto la strada di fretta, a piedi, insieme ai vostri genitori. Eravate le uniche persone in circolazione – nessuna macchina, nessun rumore, solo il ticchettio dei tacchi della mamma. Il tutto sotto un cielo straordinariamente grigio. All’arrivo, avete sospirato di sollievo nel sentire l’aria calda sulle guance, e per non essere stati inzuppati da una pioggia improvvisa.
La galleria d’arte è piccola, un po’ più spoglia di quanto vi sareste aspettati. All’ingresso, un bel bancone di legno scuro, un attempato registro delle presenze dalla copertina rossa – rosso rubino, potreste dire, o rosso come una rosa. E poi, una semplicissima locandina: la scritta Weiss Guertena sullo sfondo di acque torbide, con un enorme pesce abissale che emerge dalle profondità. Già, perché la mostra di oggi è dedicata a Guertena. Artista di gran talento, dicono, ma ignoto ai più.
I vostri genitori si levano il soprabito e si avviano al bancone. Dopo un attimo di esitazione, la mamma vi concede di iniziare l’esplorazione da soli, e certo non ve lo fate ripetere due volte. Non c’è una gran folla, ma neanche pochissima gente. Quasi tutte le opere hanno almeno un paio di occhi curiosi impegnati a rimirarle.
L’atmosfera è ovattata, ma serena. Un leggerissimo brusio di fondo riempie ogni sala. E mentre passeggiate alla ricerca di qualcosa che catturi il vostro, di sguardo, potete spizzicare qualche parola in giro: complimenti ammirati, aneddoti sulla vita di Guertena, commenti pensosi – o confusi, alcune opere sono alquanto criptiche.
E camminate, camminate. Vedete un albero fatto di cristalli colorati, brillanti, e pensate che, se poteste far scorrere le vostre dita fra quei rami sottili, produrrebbero un magnifico tintinnio. Vi affrettate davanti ad un incredibile quadro posizionato sul pavimento – il pesce abissale! – e poi via, su per le scale. Superate uno strambo ragazzo avvolto in un cappotto stracciato, vi soffermate per pochissimo davanti al quadro di una signora vestita tutta di rosso. E’ davvero una bella donna, con lunghi capelli castani e lucenti occhi rossi. E’ bellissima, e tuttavia il suo sguardo…
Poi arrivate lì. Qualcosa che si merita tutta la vostra attenzione. Un murale enorme, disegnato con quelli che sembrano essere… pastelli a cera? Eppure nessuno parte interessarsi a quell’opera impressionante. Tutti ci passano davanti senza voltarsi, come se neanche la vedessero. Vi avvicinate, passo passo, a quell’opera che pare così… così come, in effetti? Non si capisce nemmeno cosa rappresenti; figure colorate si muovono per strani ambienti, e forse ci sono delle fiamme. Un mondo distorto, potremmo dire. E poi… e poi…
… arrivate lì di fronte, leggete la targhetta. Uno dei kanji non lo ricordate, ma l’altro sì – sekai, mondo.
Mondo ???
Neanche il tempo di rialzare lo sguardo che tutte le luci saltano per un secondo. Il vociare di fondo si spegne in un istante.
Pochi secondi, il tempo di correre alle scale, e vedere che sono spariti tutti – tutti tutti, il ragazzo strambo, il signore dai capelli argentati alla reception, l’uomo che guardava con occhi sognanti la donna in rosso. I vostri genitori.
Non c’è più nessuno, qui.
Le luci vanno via sul serio e ah, disdetta! Anche la porta è bloccata.
Ora l’unico rumore è il suono dei vostri passi. Un vetro si tinge di rosso… qualcuno dà un colpo di tosse. Un frutto casca giù da un quadro, liquefacendosi al suolo.
Rifate la strada a ritroso fin là, dove tutto è cominciato al grande murale, per capire come si potrebbe mai tornare indietro
Sarebbe davvero… sconveniente se succedesse qualcosa di simile anche a voi, vero, miei cari lettori?
Ma non temete. Questa non è la vostra storia. E’ quella di Ib. E anche di altri brillanti attori, ma ci vorrà del tempo prima che entrino in scena.
Come? Non pare una storia allegra? Oh, chissà. Lo vedrete da soli. D’altronde, questo era solo… l’inizio.

“Vieni di sotto, Ib
ti mostrerò un certo posto segreto.”

 

Un bel sorriso per l’obiettivo, signorina – AKA Come iniziare con il giusto sprint (per correre via)

Potremmo dire che, così come vale per qualsiasi forma d’arte, magari per un quadro (quegli stessi quadri che ci antagonisteggiano per tutto il tempo) la bellezza di questo gioco può essere colta solo da chi si sofferma a guardare con attenzione. La trama di base non è complessa, certo. Una bambina si ritrova rinchiusa in una galleria d’arte indemoniata. Al suo interno, vi trova un fidato alleato dalla misteriosa acconciatura a mo’ d’alga (o forse picciolo di melanzana, non saprei). I due attraversano, probabilmente urlando, la galleria degli orrori, ove scampano per un pelo ad una morte atroce – ad onor di cronaca, varie morti atroci – e concludono la loro avventura bruciando il quadro perduto di un famosissimo artista, causando così danni per svariati milioni di yen, nonché una crisi esistenziale nei fan della piccola evil overlady bionda. Il tutto coronato da uno squisito true ending, una promessa di riunione, su cui le fanartist e fanwriter di tutto il mondo hanno versato fiumi di inchiostro.
In teoria, abbastanza semplice. E sapete cosa? Va bene così. Ib è adorabile e salda nei suoi intenti pur senza perdersi in chiacchiere; Garry è… ok, ragazzi/e miei, ammettiamolo. Garry è uno di quei tipi per cui chiunque abbia un debole per i gentleman si prenderebbe una cotta all’istante. Parliamo della gentilezza nei suoi gesti (coprire Ib con il suo cappotto mentre dorme, o più scenograficamente – tragicamente – accettare lo scambio delle rose nel bad side ending), o della sua tenacia, o anche dell’impegno che ci mette per andare oltre i suoi limiti. Garry è un fifone, con buone probabilità ha più paura di Ib. Ma si impegna fino allo stremo per mostrarsi forte, o quantomeno non scappare urlando, solo per sostenere lei. E Ib, appunto, risulta incredibilmente forte per essere una cosetta di nove anni, ma mostra (in modo molto umano) le sue debolezze: il colpo al cuore è vedere il quadro dei genitori, e l’implicita paura che anche loro siano intrappolati là dentro, magari in una situazione peggiore della sua. Paura che torna, infima e soprattutto INFAME, quando la galleria le mostra un’illusione della madre proprio sul finale, per indurla a perdere la sua unica possibilità di fuga. Dato che la scelta giusta è, ovviamente, afferrare la mano di Garry (dakara ne, hora ne, te wo dashite – cit.) possiamo vedere come anche lei si sia evoluta, e come il loro legame sia diventato più solido dell’acciaio.
E a proposito del loro legame… l’unione fra Garry e Ib è uno dei motori principali del gioco, sia dal punto di vista narrativo (Ib, appunto, cresce solo in quella versione della storia dove si fida abbastanza di lui) sia da quello prettamente di gameplay, in quanto i punti-legame sono il principale spartiacque che decide il finale. La qual cosa è geniale, perché include azioni non impossibili, ma nemmeno ovvie – mantenendo così alta la difficoltà nella ricerca dei finali – e piccoli gesti che, nel loro crescendo, mostrano lo sviluppo di un rapporto di sostegno e affetto realistico. Perché è così che funziona fra le persone, no? Piccole cose, risate condivise, una stretta sulla spalla quando ce n’è bisogno. O spiegare cosa sono i milk puzzle. (Da parte mia, sono degli aggeggi più criminali dei cubi di Rubik.) Poi c’è Mary che è perfetta nel suo ruolo di giovane antagonista schizofrenica, e riesce pure a farti sentire in colpa qualora tu, dopo averle a giusta ragione dato fuoco, abbia la sciagurata idea di esplorare per bene la stanza. “Guida su come farsi degli amici”…
Ciò che desiderava non era sbagliato, ma era molto sbagliato il metodo – come può testimoniare un dolentissimo Garry in Forgotten Portrait o Together, forever.
Kouri ha saputo mescolare il gioco e la storia con una sapienza che di rado ho visto altrove. Il gioco, il gameplay stesso E’ la storia, non sono due frangenti che rimangono separati e distinti. Ogni azione, ogni stanza, ogni dannato quadro o statuetta aggiungono un qualcosa alla sua dimensione narrativa, rendendola un’esperienza incredibilmente interattiva. Che ci si faccia caso o no, in Ib si sguazza sempre nella storia, ed è per questo che risulta così d’atmosfera. E tutto questo, signori miei, con poche parole e dialoghi miratissimi. Ciò che io chiamo “padronanza narrativa”. Già sarebbe abbastanza figo così, ma se poi volessimo andare ad indagare, c’è dell’altro. Un’altra storia che echeggia per le pareti della Galleria: quella della vita di Guertena. La sua giovinezza, le sue esperienze, la delusione d’amore con la donna avida che ispirò la Lady in Red. Guertena ha messo tutto se stesso nella galleria, e in particolare ci hanno trovato sfogo le sue emozioni più negative. In ogni stanza, il sottotesto ci racconta un po’ della sua storia, della sua persona.
Non starò ad analizzarvi tutto il gioco, vi do giusto un assaggio così potete divertirvi da soli.
Area rossa, stanza in cui si trova la primissima Lady in Red. Oltre alla stessa Lady, nella stanza sono presenti vari altri quadri e due statue.
Le statue sono speculari. Rappresentano entrambe una donna dai capelli lunghi che sembra sorreggere un fagotto fra le braccia – un neonato?. Una è rossa, l’altra blu. Quella rossa di fronte alla Lady in Red. Il blu, invece, non deve stupirci, è un altro dei colori chiave della galleria, associato al polo maschile (e, viene sottinteso, a Guertena stesso). Nella galleria, il rosso risulta spesso il colore più minaccioso.
I quadri, poi, sono di più facile interpretazione. Dalla parte della statua blu abbiamo Smoking Gentleman (il gentiluomo che fuma) e Heartbeat (battito cardiaco). Dalla parte della statua rossa e della Lady in Red, invece, c’è un Heart Wound (ferita del cuore). Fra le due statue, come a dividerle, Peacock Pattern (il pattern del pavone). Nella stanza subito dopo, poi, uno dei libri ci dice che le donne dei quadri sono disposte a tutto, ma davvero a tutto pur di ottenere ciò che vogliono.
Dunque. Abbiamo due versioni della stessa donna con quello che sembrerebbe essere un neonato in braccio – una è la versione di Guertena, in blu, e l’altra l’originale, tutta rossa. Abbiamo una Lady in rosso e un giovane gentiluomo. Abbiamo un cuore che palpita, ma poi troviamo la vanità (il pavone) a dividerli e, infine, abbiamo le ferite del cuore – il cuore è in blu.
Per concludere, sappiamo che la Lady in Red era ispirata ad una donna che cercò di raggirare Guertena solo per mettere le mani sul suo denaro. Ma, esattamente, come cercò di raggirarlo? Ecco, dopo questa stanza, io un’idea ce l’avrei.
E questa è una delle più palesi, ma vi garantisco che si può applicare ad ogni area del gioco – solo, a volte sono più complessi da ricollegare.

 

Quale finale migliore di una promessa?

 

Credo di aver parlato a sufficienza dei personaggi nel precedente paragrafo, per cui passerò direttamente al gameplay. x° L’ho sempre trovato molto equilibrato; nulla di troppo facile – specialmente gli inseguimenti – ma non c’è neanche nulla a cui non si possa arrivare con un po’ di sano ragionamento – per puzzle e password ci sono sempre tutti gli hint del caso. Le sfide più difficili, poi, riescono a rimanere nell’ambito del divertente, piuttosto che sfociare in un frustrante perché lo faccio. Sì, non so voi ma io ad inseguire gli stickmen nell’area ciano mi ci diverto un mondo. Pur essendo breve – dura dai quaranta minuti all’oretta, un’ora e mezza se giocate anche il dungeon extra – l’abbondanza degli ending e le variabili per trovarli (cambiare strada comporta anche scene e dialoghi abbastanza diversi, o addirittura Mary che diventa un personaggio giocabile solo nell’ending A painting demise) plus la collezione dei quadri nella Vera Esposizione di Guertena, gli conferiscono un certo valore di rigiocabilità. Per chi volesse esplorarlo tutto, penso potrebbe tenere un bel po’ di compagnia – certo se avete il coraggio di prendere gli ending brutti, io non ho avuto cuore, voglio troppo bene ai piccolini-

 

Mary ha un estro creativo incompreso. Il serpente sibilante dà quel tocco domestico in più.

 

Capisco che per i giocatori di oggi, viziati dalle super grafiche (no, non è una critica, una quality che buca lo schermo piace a tutti) o anche solo per chi non è appassionato di pixel art, la grafica di Ib potrebbe sembrare… ai minimi sindacali, diciamo così. Tuttavia, spero di farvela considerare in un’ottica più favorevole, se vi dico che Kouri ha fatto tutto a mano. Ovvio, a pensarci; d’altronde, non avrebbe potuto trovare altrove le mirabolanti (?) opere di Guertena (scherzi a parte, alcune – in special modo quelle dell’area ciano – sono davvero belle, come Tryst After Death o Drinking in the Night). Per cui sì, è una grafica retrò, senza le ombreggiature, i giochi di luce e i colori ricchi a cui siamo abituati ora, ma fu un lavorone da parte dell’autore e, comunque, è del tutto adeguata al tono del gioco. Basti pensare all’incredibile atmosfera che lo sketchbook riesce a ricreare con i suoi ambienti appena scarabocchiati. Questo parlando delle mappe, ma Kouri ha fatto da sé anche gli sprite dei personaggi (che infatti hanno varie pose e animazioni personalizzate), le illustrazioni nel suo Stile Molto Particolare, e il menu/inventario… tanto che quello di Mary rimane coerente ed è un disegnino fatto coi pastelli a cera. Lo stile di disegno di Kouri, poi, è appunto molto… peculiare; personalissimo, con le teste perfettamente tonde e le ombreggiature aguzze e marcate, e subito riconducibile all’horror o qualcosa di strano. Per impatto visivo, mi ha sempre fatto pensare un po’ all’horror per bambini, tipo Piccoli Brividi, o alle atmosfere a là Tim Burton, cupe ma con eleganza. Ad ogni modo, contribuisce equamente al mood del gioco.
Nel sito ufficiale c’è anche tutta una gallery di immagini e vignette aggiuntive, spesso poco serie, per chi volesse approfondire o passare ancora un po’ di tempo in loro compagnia.

 

Volevo fare un commento sofisticato, ma credo nulla sarebbe più espressivo in merito di “No.”

 

Le musiche, ah, le musiche…
In realtà, quasi tutte le OST di Ib sono state prese da librerie online che offrono materiali gratuiti. Eppure l’autore è stato così bravo nel ricercarle, selezionarle e accostarle alla giusta area da riuscire a mettere a disagio anche solo con l’audio. E dopo aver giocato ad Ib, beh, non importa in quanti altri giochi possiate sentirle; Ib sarà sempre il primo che vi tornerà alla mente. Insieme ad una galleria d’arte in penombra, o ad una bambina disattenta che, per sbaglio, aveva fatto ingoiare una chiave alla sua migliore amica…
Le uniche due OST fatte su misura per il gioco sono quella dei titoli, Memory (che è anche la theme di Ib come personaggio) e Blind Alley, quella di Garry. Sono due brani molto diversi sia negli strumenti che nella melodia, eppure hanno in comune quel certo tono… di malinconia e dolcezza che, in sottofondo a certi momenti, li ha resi davvero memorabili.
Vi dirò, la prima volta che giocai Ib fu anni fa. Non ero pratica di horror, e avevo giocato parecchie cose spaventevoli in meno. (Ora basti dire che ho passato buona parte delle notti delle mie vacanze di Natale 2017 a far compagnia a mio fratello. Perché giocava a Resident Evil 7. E io intanto mi sganasciavo dalle risate). Ero molto più sensibile e “pronta” a lasciarmi spaventare. Ma quando avviai il gioco e la musica partì, rimasi ad ascoltarla. Pensavo che, con una OST tanto bella, era difficile preoccuparsi di alcunché. Per carità, il gioco rimediò di lì a breve, ma alla prima apertura fu un qualcosa di “magico”.

 

Non per opinare sulle sue scelte logistiche, ma forse una gastroscopia avrebbe potuto portare all’obiettivo desiderato – il recupero della chiave – senza però mettere fine in maniera molto violenta all’esistenza terrena della sua amichetta. Son solo suggerimenti, comunque.

 

Ci sono altri 398474740 miliardi di cose che potrei dire su Ib, l’avrete ormai capito. Considero questo gioco (e penso sia a tutti gli effetti) la perfezione incarnata; amo alla follia i personaggi, le musiche, ricordo i puzzle a memoria e probabilmente ogni singolo tile. Non dico dobbiate amarlo come me ma, se non l’avete mai giocato, senza ombra di dubbio si merita il tentativo. (Ma anche più di un-) E sì, guardatevi intorno con attenzione. Ha una miriade di segreti, aspetta solo che arrivi qualcuno disposto a sentirseli raccontare.
Con questo, vi saluto.
No, non so se la prossima recensione sarà quella di Star Stealing Prince. Ma sarebbe un epic win, diciamocelo.
Bye!

 

Ib da Kouri.
Originale in giapponese.
[Download (Eng)]

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