The Crooked Man

[Uno dei migliori mostri/incubi di RPG] [Un masterpiece sul serio, stavolta] [“Se puoi picchiare qualcuno, fallo.”]

☆ ☆ ☆

Yohoo!
No, posso garantirvi con la massima sicurezza che non sono stata colpita da una mensola carica di libri mentre dormivo. Ne sono così certa per il semplice fatto che sopra il mio letto non c’è nulla, a parte una ghirlanda di una squisita varietà di azzurr-coff. (Ha una turba per le sfumature d’azzurro). Quindi, sì, è nel pieno delle mie facoltà mentali che, per la prima volta in vita mia, aggiorno (quasi) puntualmente il blog durante un periodo prolungato E recupero le recensioni arretrate.
Come dire, meglio godersela finché tira aria buona!
Questa è una sorta di recensione-debito, come dire. Non solo è uno dei miei RPG preferiti preferiti, ma anche uno dei migliori in circolazione nel suo campo (l’horror psicologico). Inoltre è il preferitissimo della mia coinquilina, Soe, quindi possiamo dire che questa recensione è anche un po’ dedicata a lei! Anzi, in effetti… sarebbe anche un regalo di compleanno in ritardo, lol. Buon non-compleanno, Soe! Da me e David (?)!
Perciò sì, ragazzi e ragazze; quest’oggi parleremo di uno di quegli RPG che con ottime probabilità ancora vi sognate… o incubate… la notte. Oggi recensiremo The Crooked Man!

Recensione – The Crooked Man

The Crooked Man è videogioco indie sviluppato con il Wolf RPG Editor dalla gentile signorina Uri, di cui avevo già recensito Paranoiac (gioco che, in linea cronologica, viene subito prima). TCM è anche il capostipite della fortunata Strange Man Series, con buone probabilità la miglior saga di RPG horror/dark fantasy in cui potrete imbattervi nel vasto mar del Web.
E si tratta di un videogioco horror, appunto. Horror psicologico, ma anche horror concreto.
Ora, come avrete notato, quando si parla di horror spesso tendo a dire: “anche se io non l’ho trovato affatto spaventoso“, o “più che altro lo definirei horroresque.”
… No. Okay. TCM E’ horror. Sono d’accordo. Certo, per carità! L’ho giocato la prima volta quando ancora ero un po’ meno scafata, un po’ meno sbruffona. Ma devo riconoscere persino ora che è effettivamente un gioco che può far paura, e pure abbastanza, specie se si coglie tutto il simbolismo dietro. Anche se, diciamocelo, già trovarsi il Crooked Man appostato dietro che ti afferra una caviglia – e, soprattutto, non vuole mollarla – per quanto cosa molto prosaica e meno simbolica, può essere un pelino ino ino preoccupante. ^^

Ad ogni modo, quando uscii la primissima volta decisi di ribattezzarlo Uomo Crocco, in quanto non avevo idea di cosa volesse dire crooked. Ovviamente poi controllai – significa storto – ma nei nostri cuori rimarrà sempre noto come Uomo Crocco e, di quando in quando, Uomo Crocchetta. (!) (Non so, forse era anche un po’ per sdrammatizzare…)

recensione the crooked man

Una specie di infausto inizio

L’eroe di quest’oggi è David Hoover… un eroe che, diciamocelo, non ne ha nessuna voglia, almeno all’inizio del gioco. Infatti David all’inizio del TCM è un uomo più morto che vivo (#ahah, a volte faccio delle battute incredibili). Sua madre è bloccata in ospedale a causa di una malattia cerebrale che a tratti le impedisce di riconoscere il suo stesso figlio, la fidanzata l’ha appena lasciato e anche sul piano lavorativo le cose non vanno granché bene – ma si scenderà nei dettagli di quanto grave sia solo più avanti. Infatti è per questo che la storia inizia col suo trasferimento in un nuovo appartamento, piccolo e malconcio, un bugigattolo con un pugno di mobili; sono stati i suoi amici – Paul e Marion – a trovarlo, visto che lui non si può permettere grandi spese, ma ha un netto bisogno di un cambio d’aria.
Quello che nessuno si immagina è che le cose prenderanno una piega decisamente sovrannaturale e decisamente poco rassicurante <s>- anche se alla fine si risolve tutto per il meglio… a patto prendiate il True End, certo…</s>
All’inizio, le sue nuove stanze si presentano solo come… un po’ bizzarre. I primi giorni continua a trovare pezzi di carta in giro, i resti di un vecchio diario (che David suppone essere quello del precedente inquilino). Poi iniziano a capitare cose un poco più strane, come sentire pianti di notte, o i lamenti di un bambino… ma, ovvio, non c’è nessuno che piange, né nessun bambino disperso sui corridoi di un palazzo barbone, quindi David li attribuisce alla stanchezza. Massì, certo. E’ solo un po’ stanco, un po’ provato, AAAAA IL CAFFE’ STA SCRIVENDO DEI MESSAGGI DA SOLO SUL PAVIMENTO- sì dicevo, tutto frutto della sua fantasia.
Per buona norma, comunque, va dalla padrona di casa per informarsi su che tipo fosse il precedente inquilino – e se tipo, chessoio, magari praticava magia nera o simili nel frigo. In realtà quest’indagine non lo aiuta; serve solo a scoprire che il precedente inquilino aveva più o meno la sua età, era un tipo molto, molto schivo e, al momento, del tutto irreperibile. E la cosa si sarebbe anche potuta chiudere qui… se non fosse che gli avvenimenti si fanno sempre più frequenti, più inquietanti, finché David non trova una sola cosa: un indirizzo. Giusto per essere più specifica, casomai David non avesse colto la gentile richiesta di partecipazione, QualunqueCosaSia che gli sta infestando casa gli imbratta tutta la parete con un I’m waitin’ for you. Scritto con una qualche sostanza rossa su cui forse è meglio non indagare.
David, tutto considerato, fa l’unica cosa che una persona sana di mente avrebbe fatto in quella situazione: corre via urlando.
#Reazioni realistiche
Dato che ha le palle piene della sua vita, e soprattutto non ha voglia di stare appresso a balordaggini perfino a casa sua, il posto dove invece vorrebbe giacere e fare il morto, decide di intraprendere un Incredibile Viaggio verso l’indirizzo indicato. Ma non è solo e soltanto questo… in qualche modo, tramite quei piccoli, tristi appunti buttati giù di fretta su dei fogli stropicciati, David in un certo senso si rispecchia nel suo misterioso Precedente Inquilino. Probabilmente non saprebbe spiegarsi neanche da solo il perché, ma sente che loro due si devono parlare, e devono farlo ora.
Le aree principali in cui si svolgerà il gioco sono tre (l’hotel, la scuola e l’ospedale) ma qui dovremo mettere uno speed up al raccontino perché inizia il gameplay serio, e naturalmente la trama e i dialoghi saranno un po’ più diluiti. L’indirizzo che ha ritrovato David è quello dell’Hotel Ruhenhaim, un hotel abbandonato a parecchie ore d’auto da casa sua. A prima vista è sì abbandonato, ma non in rovina… impressione che durante il nostro breve soggiorno avremo modo di correggere, fra maniglie mancanti e pavimenti volanti. Questo sarà il primo scenario delle incredibili avventure che vivrà durante le successive nottate. Seguiranno poi una scuola per avvocati di cui non ricordo il nome (… non chiedetemi perché ricordi il nome dell’Hotel nordico-impronunciabile ma non questo) e il Central Hospital, un grosso ospedale con tante inutili stanze uguali. Sebbene tutti e tre i posti siano ufficialmente chiusi da anni, in ogni location David farà… un incontro. Anzi, di preciso un doppio incontro, ma qualcosa mi dice che il secondo ospite non era mai troppo gradito. (!)
Infatti è proprio all’Hotel che ha il suo primo incontro/scontro con un Personaggio Importantissimo, il titolare, quello che se ci avete giocato molto probabilmente ancora ve lo sognate nelle notti in cui avete letto troppe creepypasta: è proprio lui, l’uomo crocc- cioè, il Crooked Man! Che, come da nome, è storto. Di preciso, ha il collo storto. Potremmo dire drammaticamente incriccato. E il suo arrivo è spesso accompagnato da pianti echeggianti e visioni preoccupanti (tipo di lui che si ingurgita modellini di feti umani). Nonostante tutto, dal ghigno perenne che esibisce, possiamo stabilire come sia sempre di buonumore. (Un po’ meno di buonumore saranno, invece, David e il povero giocatore, che il Crooked Man mena.)
Per sua fortuna, durante il viaggio incrocia anche individui ben più gentili… o che almeno non cercano di strangolarlo appena lo vedono… ovvero Sissi, D e Fluffy, uno per ogni posto. Sissi è una giovane donna che girovaga per l’hotel alla ricerca di un prezioso regalo del suo fidanzato; D, uno tsundere simpatico futuro avvocato che ha la testa dura come il marmo; e infine, disperso nell’enorme ospedale mentre aspetta la mamma, ci sarà Fluffy, un bimbetto dai capelli molto peluchosi.
La cosa curiosa, o forse no, è che David sente sempre di avere una particolare affinità con questi strambi individui. Tutti hanno dei problemi simili ai suoi… con Sissi, alla fine salta fuori che di preciso si sta parlando del suo ex fidanzato, che l’ha lasciata in quanto considerata… deboluccia (“La gentilezza è tutto ciò che hai”, e nella testa di David suona un doloroso campanellino) mentre D vorrebbe diventare avvocato, ma non riesce a passare l’ultimissimo esame, quello per poter iniziare ad esercitare ufficialmente. Arrivato all’ultimo tentativo, è disperato all’idea di non riuscire a realizzare il suo sogno di bambino… così come David, anni prima, aveva dovuto rinunciare al proprio di diventare un pilota; purtroppo, essendo daltonico, i cieli gli erano preclusi. (E questo senza stare ad approfondire su come avesse cercato di intrufolarsi lo stesso nella scuola per piloti, ci fosse pure riuscito e… niente, l’avevano sgamato all’esame finale. Un fallimento plateale.) Mentre David corre disperatamente in giro per l’hotel e la scuola nel tentativo di trovare il misterioso precedente inquilino E di capirci qualcosa, MA ANCHE non farsi trucidare malissimo dal Crooked Man, E MAGARI PURE fare in modo che non trucidi malissimo anche questi suoi compagni di venture improvvisati, David ha modo di conoscere i loro problemi… e così, confrontandosi con loro, giudicare in un’ottica più lucida i propri. Ripensando ai suoi momenti peggiori, e aiutando queste persone a ragionare e capire – badate bene, non consolandole, ma dicendo esattamente le cose come stanno, senza indorare la pillola a nessuno – David capisce meglio se stesso. Decide che non c’è nulla di male nel non riuscire a dimenticare il proprio amore, è semplicemente umano – e che non ha intenzione di arrendersi subito, con Shirley. E anche che non riuscire a realizzare i propri sogni è orribile, ma a volte bisogna capire che… non possiamo sempre avere ciò che desideriamo. Ci sono cose che brami con tutto te stesso, eppure rimarranno fuori dalla tua portata. E’ doloroso, ma succede anche questo. La cosa più importante è, piuttosto, godersi il viaggio di andata; D durante i suoi anni di studi ha imparato moltissime cose, così come David all’accademia per piloti conoscenze e capacità atletiche che gli hanno salvato le chiappe più di una volta, quindi visto che ha ragione. Certo non ha realizzato i suoi sogni, ma non ha una vita così male, a ben pensarci. E non potrebbe nemmeno rinnegarla.
In tutto ciò, questo avventuroso viaggio sembra lo stia conducendo per un riepilogo a tappe della vita del misterioso precedente inquilino: in ogni posto in cui va, trova nuove pagine del suo diario, nuovi ricordi tristi sfogati su carta poi stracciata. Gli stessi problemi per tutti, lo stesso male. Vorrebbe veramente conoscerlo, ora.
La parte delicata arriva, però, all’ospedale con Fluffy. Pare molto che il bambino sia stato semplicemente abbandonato, ma lui si rifiuta di andare dalla polizia, avendo fiducia in sua madre; quando però la sua fiducia inizia a vacillare e, infine, viene distrutta completamente, David non trova le parole per aiutarlo. Questo perché anche lui si era sentito abbandonato da sua madre, come se fosse un figlio non voluto, e non essendo riuscito a superarlo lui… come potrebbe aiutare qualcun altro? Alla fine, Fluffy se ne va da solo, rifiutando il suo aiuto. David arriva a questo punto stanco, molto stanco. E’ riuscito a fronteggiare gli altri problemi, ma sono notti che lotta per non farsi ammazzare, che viene continuamente sbattuto di fronte alle cose che più gli fanno male in assoluto, e gli sembra di aver fallito con Fluffy. non aver potuto far niente per lui. Arrivato a questo punto, vorrebbe solo fermarsi. Inseguire una persona che nemmeno si conosce per luoghi oscuri e infestati di mostri, d’improvviso, gli sembra una follia (beh, oddio, non è che fosse proprio normale, ma-) perciò decide di mollare tutto e tornarsene a casa. Solo che, quando si avvia alla porta dell’ospedale, sente una voce femminile: che sia la madre di Fluffy rediviva e non infame come pensava? Ovviamente si precipita a controllare. Seguendo la voce, trova aperta perfino l’ultima porta chiusa, quella che fino a quel momento non era riuscito ad aprire…. l’obitorio.
All’interno della stanza, quel che non si sarebbe mai aspettato: sua madre. Sua madre che gli parla, lo riconosce e, soprattutto, lo accusa. David, ben sapendo come non sia possibile per lei trovarsi lì, perde la testa e cerca di soffocare la visione, o qualunque cosa sia: ma la donna, a fatica, si lamenta, dicendogli di come gli stia facendo male… come l’altra volta, quando ha cercato di ucciderla.
Perché, sì: il più grande segreto di David era che, durante una delle crisi violente di sua madre (in cui lei non lo riconosceva, gli stava lanciando contro metà del mobilio di casa e minacciava di chiamare la polizia) alla fine lui, perdendo per un attimo la ragione, aveva cercato di strangolarla. Si era fermato solo perché il suo amico Paul era arrivato a casa all’improvviso. Aveva cercato di uccidere sua madre.
E questo è il momento in cui David crolla.
Cambio di scena. In città, Paul e sua moglie Marion sono molto preoccupati per lui: partito all’improvviso, nessuna sua notizia da ore, non risponde al telefono. Visto il suo stato mentale, si aspettano di tutto. Soprattutto Paul, dato che ha sentito che c’è qualcosa di strano nel nuovo appartamento, anche se Marion insiste a dirgli di piantarla con le sue frottole sull’occulto…
Alla fine, Paul riesce a ricontattarlo. Con voce molto strana, David gli comunica di essere al Central Hospital, ma gli chiede anche di non andare. Tanto è la fine.
Per fortuna Paul è una persona di carattere e, a sentire queste parole, decide di precipitarsi laggiù all’istante; così lui e la moglie prendono armi e bagagli e corrono al salvataggio.
Paul e Marion arrivano all’ospedale e, durante il tragitto, incrociano tre strani figuri… tutti e tre parlano con Paul per esortarlo a raggiungere David il prima possibile. Una ragazza che ha paura di essere troppo femminuccia, un ragazzo con una divisa da studente, e un bambino chiacchierone…
Dopo aver parlato con l’ultimo, però, Marion scatta e sbraita contro Paul. Di smetterla di prenderla in giro. Lo vede benissimo che non c’è nessuno lì, si può sapere con chi continua a parlare? Le vuole fare paura?
Al che, Paul capisce. Così, chiede a Marion di tornare ad aspettarlo in auto e, anche se non viene mostrato, probabilmente corre come non aveva mai corso in vita sua.
La scena topica sarà sul tetto, naturalmente. Paul trova David in lacrime con una pistola puntata alla tempia. Il ragazzo è fuori di sé. Singhiozza. Vuole farla finita lì. Non otterrà mai ciò che vuole, i suoi sogni sono impossibili. Sente che non sarà mai felice. E poi, il peccato capitale: aveva finito col fare male alla sua unica famiglia.
David fa per premere il grilletto, Paul per un istante intravvede il Crooked Man dietro di lui. Con la mano sulla sua. Come a guidarlo. E ghigna, come sempre, perché ha vinto lui.
Così, con un grido belluino che potremmo interpretare come un possente ‘STI CAZZI, Paul gli salta addosso e lo riempie di cazzotti.
(Sì, sul serio. I giochi di Uri sono sempre così violenti. Lol. Se c’è l’opzione per pestare a sangue qualcuno, potete star certi che è quella giusta.)
Dopo cotanta dimostrazione d’affetto, ovviamente, David perde la pistola, torna in sé e deve pure convincere Paul a fermarsi, sennò avrebbe continuato a menarlo. Il Crooked Man avrà pensato fosse più saggio darsi ad una dignitosa ritirata strategica.
Infine, una chiarificatrice chiacchierata tra Paul e David mette in chiaro molte cose. Paul, dall’alto della sua conoscenza dell’occulto, spiega a David come il suo nuovo appartamento gli stesse dando una sensazione molto strana. Praticamente, David e il precedente coinquilino risultano essere molto, davvero molto simili… stessi problemi, stesse delusioni, e chissà, forse erano simili anche nei momenti più positivi. Tanto simili che i loro sentimenti – di cui la casa era impregnata – erano entrati in risonanza.
Paul chiede anche a David cosa penserebbe di qualcuno che è quasi identico a lui. Lo odierebbe, o gli piacerebbe? Oppure avrebbe pietà di lui?
Il misterioso precedente inquilino, in un certo senso, lo odia. Sono così simili, eppure David ha un sacco di cose belle che lui poteva sognarsi: un lavoro stabile anche se sgradito, degli amici che si prendessero cura di lui, e sua madre era ancora viva nonostante tutto. Così, tramite il Crooked Man, aveva cercato di… “tirarlo giù”. Ma questa era solo una parte: in realtà, sotto sotto, questa persona vorrebbe che David aiutasse anche lui. Ed è per questo che, così testardamente, continua a cercare di attrarlo a sé…
Finchè David non dice che, in realtà, è stato l’altro, ad aiutarlo. Se non avesse intrapreso questo viaggio, non avrebbe capito un mucchio di cose. E, probabilmente, sarebbe finito con il PROPRIO personalissimo Crooked Man. Perché il Crooked Man non è altro che l’incarnazione della depressione, ma quella depressione senza fondo che ti porta via tutto. Certo, un’incarnazione metaforica molto concreta e molto violenta, ma pur sempre metaforica. (?)
E dato che stavolta David vorrebbe davvero farla finita, ma nel modo giusto, saluta Paul e decide di partire per un’ultima meta. D’altronde, si è trovato in tasca un ultimo bigliettino con un nuovo indirizzo. La casa del “precedente inquilino”.
Naturalmente, la trova abbandonata e, molto più che tutti gli altri posti in cui era stato, in rovina. Oppure chissà, forse era stato l’altro quand’era ancora in vita, a distruggere tutto in un attacco d’ira.
Frugando per le stanze, trova le ultime pagine del famoso diario: la conclusione della storia di quello strano, solitario uomo.
Ho finito le sigarette. Ho bisogno di un tiro.
Nel soggiorno di casa (… sì) lo attende il Crooked Man per un’ultima battaglia. E David lo affronta con tutte le sue forze. Quando lo sconfigge, non sembra più tanto allegro, anzi: piange di nuovo.
Ma David sa di averlo battuto, e che stavolta sarà per sempre.
Per quanta miseria io possa incontrare, continuerò a vivere.
Hai fallito. Non sei riuscito ad acchiapparmi.
Perciò…
VA’ VIA!
E finalmente, il Crooked Man sparisce, liberando sia lui che l’altro.
A questo punto, tempo di un ultimo incontro.
Nella soffitta, finalmente trova Duke MacGahan, l’uomo che ha inseguito per tutto il gioco. Se è il true end+, avrà anche uno scambio di battute col suo fantasma, che in realtà lo esorta in modo molto tsundere ad andarsene che c’è un sacco di gente che lo aspetta. Ma prima che David esca, lo ringrazia per averlo trovato. Per lui è abbastanza. Nella soffitta c’era il suo corpo: si era suicidato impiccandosi. David ovviamente farà in modo abbia una degna sepoltura, e potrà riposare in pace.
Non sono sicura se il giorno dopo stesso o pochi giorni dopo, quando David si sta riprendendo, sua madre invece – che non si era mossa dall’ospedale, no – ha un peggioramento; così i dottori chiedono il permesso di procedere con una operazione rischiosa, finora rimandata per le sue condizioni precarie, e David accetta perché insomma, lei è tutta la sua famiglia.
Dopo l’operazione, incredibilmente, la madre si sveglia, e i due riescono a parlare dopo chissà quanto tempo. David le chiede perdono per tutto, sia per averle fatto male che per non aver creduto in lei; la madre allo stesso modo si scusa per tutte le cose terribili che gli ha fatto passare. Ma gli ricorda anche come sia fiera di lui, di aver avuto un figlio così onesto e gentile. La loro era stata una famiglia piccola e complicata, ma bellissima, ed era davvero felice di averla vissuta con lui.
Poi gli chiede di andare a prenderle un bicchiere d’acqua, David corre, e… sì, la madre richiude gli occhi, stavolta per sempre. Ha fatto ciò che doveva.
L’ultimissima scena è di nuovo nel malefico appartamento che ora non è più tanto malefico; David circondato dai suoi amici dopo il funerale della madre. E, di punto in bianco, arriva Shirley, la sua ex.
Shirley che, in realtà, è davvero dispiaciuta per tutto quanto era successo, e ha capito di aver commesso uno sbaglio… o meglio, in realtà lo sapeva fin dall’inizio di star sbagliando. Si era spaventata, aveva paura di non saper gestire il lavoro e le relazioni, e iniziato a pensare che una persona come David fosse più una zavorra che un sostegno – quando invece, come ammette qui, ha davvero bisogno della sua gentilezza.
David quasi ci resta secco, ma ok, tutto bene (!).
Tra l’altro, sempre nel true end+, abbiamo modo di vedere come Duke rimarrà a vegliare su di lui, stavolta per bene.
E basta, finisce così. David ha perso sua madre, ma ha ritrovato la donna che ama. E anche se stesso. Come dice lui, l’Uomo Storto può pure aver avuto tutte cose storte, ma… di sicuro era stato felice anche lui quando viveva con ciò a cui era più affezionato, nella sua… piccola casa storta.

the crooked man screen

Un appartamento malefico

Io potrei dire tante cose, su questo gioco. Tipo che il finale mi commuove ogni volta – mi stavo commuovendo solo a descriverlo qui- – e che è tutto permeato da una simbologia perfetta, che approfondisce il background di tutti i personaggi e lo rende una sorta di squisito RPG-millesfoglie.
Ma no, voglio dire un’altra cosa. The Crooked Man è un inno alla vita. Ci mostra che cosa mostruosa può diventare la depressione se non viene curata, e quanto disperata può diventare una persona che non riceve l’aiuto di cui ha bisogno. Ci sbatte in faccia quello che è il nostro peggiore incubo: un fallimento su tutta la linea. Perdere l’amore, non essere in grado di esaudire i propri sogni… vedere la propria famiglia spegnersi lentamente.
Ma ci dice anche come tutto questo sia normale. A volte la vita è seriamente infame, questo è vero. Ma nulla di tutto questo è mai definitivo… lo è solo se lasciamo che il nostro personalissimo Crooked Man ci acchiappi. Da ogni fallimento ci si può rialzare, e per ogni cosa orribile che ci capita ce ne sarà una bella per controbilanciare; non siamo mai davvero soli come pensiamo, e a volte basterebbe davvero ricevere anche solo un pochino d’aiuto per cambiare quella che sembra una strada senza vie d’uscita. Certo, il gioco ci ricorda anche che questo aiuto va chiesto, alcune volte, perché per fortuna l’essere umano ancora non è dotato del dono della telepatia.
Anche per questo, scrivere questa recensione è stato parecchio difficile. Questo gioco non è solo ciò che considero un masterpiece dell’horror psicologico (e capitemi, il mio top in tal senso è Silent Hill) ma è un gioco con una sua certa forza intrinseca. Così come avevo detto per 1bitHeart – il suo poter essere davvero una guida per asociali – allo stesso modo The Crooked Man, se preso nel verso giusto, potrebbe essere un buon… chiamiamolo memorandum… per chi si rispecchia in David, o in Duke (o chiunque altro dei personaggi). E’ un gioco che fa bene giocare a livello umano.

La costruzione interna è favolosa. Ogni singolo dettaglio è un tassello di un puzzle perfettamente calcolato, perché in questa storia nulla accade per caso. Rimane certo un po’ di libera interpretazione la vera natura dei tre fantasmi di Sissi, D e Fluffy, ma personalmente credo siano tre personaggi del tutto distinti. Tre persone che, in diversi luoghi e momenti, hanno sofferto più di quanto fossero disposti a sopportare e, istigati dal loro Crooked Man, si sono tolti la vita. E, probabilmente, è proprio entrando in sintonia con questi fantasmi in particolare che la depressione di Duke è degenerata a tal punto. Duke è stato sopraffatto da tutto il male che questi fantasmi portavano con sé; David, invece, lo ha affrontato, aiutando di rimando anche se stesso e Duke.
Se ci si fa caso, nemmeno le apparizioni del Crooked Man sono causali. Semplicemente, appare nei momenti in cui David o i fantasmi soffrono di più. Si può vedere come la sua apparizione, nel caso di David, sia sempre successiva ad uno dei suoi dolorosi flashback. Oppure, nel caso di Sissi, quando appare lui la ragazza è sempre vicino ad una finestra – non viene mai specificato, ma personalmente credo Sissi si sia suicidata gettandosi dalla finestra della stanza grande, quella dove stava sempre con il suo fidanzato. Questo perché il portagioie che lei cerca viene poi ritrovato nella fontana… che è esattamente di fronte a quella finestra. Il primo pericolo che la ragazza corre è proprio lì: il pavimento crolla e lei è costretta a saltare. Poco dopo, David getta il Crooked Man nella voragine del pavimento. Mi sembrerebbe abbastanza hintata una caduta.
O David che lascia le sigarette davanti alla tomba di Duke, quando l’ultima cosa che lui aveva scritto era di averle finite. Simbolismo e How To Break Your Audience’s Heart.

Ho sempre amato il gameplay di questo gioco. Mi spiego meglio: di primo acchito, potrebbe sembrare un gameplay molto classico, da RPG/horror. Ci sono i classici puzzle numerici/con password, l’arrampicarsi per trovare gli oggetti, le boss battle di fine “livello” (capitolo) e una cosa essenziale per ogni RPG horror che si rispetti: i branch degli ending. Insomma, classicissimo.
Eppure no; il gameplay ha, di bello, che è del tutto immersivo. In primo luogo, i puzzle sono contestualizzati. Ad esempio, nell’hotel Ruhenheim una delle porte volontariamente bloccate è la vecchia stanza dello staff (che mi pare pure giusto venga chiusa) e, di fronte ad una porta senza maniglia, si può sostituire con una extra che era stata preparata per riparare una porta rotta in un’altra stanza. Oppure, l’unica porta bloccata da password era quella della dispensa, che era stata chiusa per sicurezza dal direttore dell’Hotel a cui piacevano i giochetti d’intelligenza. Non ci sono password e porte chiuse solo perché è un videogioco. Le battaglie col Crooked Man, poi, non sono solo scontri frontali con botte pesanti (che si riservano per la conclusione, di solito, dove se non si va giù di legnate non si leva dai maroni) ma ci sono vari scontro intermedi dove, per liberarsene, bisogna… pensare in senso lato. Come quando gli si dà fuoco, lol, o quando lo si lancia di sotto.
INOLTRE le battaglie frontali sono sempre abbastanza difficili; il Crooked Man è un osso duro.
E poi, soprattutto, ci sono scene veloci e adrenaliniche in cui occorre pensare, e farlo in termini realistici. Ad esempio, una delle ultime scene alla scuola per avvocati: David e D chiusi in una stanza con un’enorme perdita di gas. Il Crooked Man è appostato fuori, e D ha perso i sensi. David deve caricarselo in spalla, raccattare un martello (che essendo un sotterraneo/magazzino non è strano sia lì), sfondare la parete per fuggire nella stanza adiacente, forzare le porte e arrampicarsi (sempre con D addosso) su per la tromba dell’ascensore. Ovviamente la scena è a tempo. Ma è tutto così naturale, così fluido, che per quel minuto ci si scorda di star giocando; si è lì con David e D che tossiscono, si sente il Crooked Man sghignazzare fuori dalla porta, e si prova il loro stesso sollievo quando poi si gettano nella biblioteca al piano superiore, finalmente liberi di respirare. Ancora meglio, la cosa è pure plausibile perché, essendo stato all’accademia per piloti, David ha ricevuto un addestramento da militare. Ora, io ho difficoltà a pensare scene così ganze in altri RPG.
Perciò sì: è quello che all’apparenza pare un gameplay molto classico, niente di speciale anche, e invece – come era già successo con Ib – non è altro che un ulteriore mezzo per calarsi ancora di più nella storia, che diventa ben più interattiva.

“Non sono un ladro!”, affermò David, nascondendo dietro la schiena un piede di porco e il martello con cui stava girovagando – per non parlare del cacciavite che gli spuntava dalla tasca dei jeans

In realtà, la grafica di The Crooked Man è tranquillissima. Non vuole essere una graficona, ma solo realistica; per tutto il tempo, si mantiene del tutto sobria – e tutta la zona dell’ospedale, nella sua maniacalità, mostra quanto Uri preferisca appunto seguire il realismo, anche se ciò significa un sacco di mappe inutili. Certo, mai quanto in The Hanged Man, lol. (Sì, ho checkato ogni singola inutile stanzetta del famoso manicomio.)
Tuttavia, Uri è Uri e quello che probabilmente sarebbe un difetto in un altro videogioco, nel suo caso è semplicemente lo stile. Ci sono comunque delle CG disegnate da lei, e nell’ultimo aggiornamento ne ha pure aggiunte svariate; per la maggior parte ho apprezzato perché ha aggiunto parecchio buon materiale, giusto una delle ultime la preferivo prima (perché ha pure ridisegnato/ricolorato le vecchie). Ah, una cosa che adoro del suo stile: quando uno dei personaggi è incazzato nero/mezzo morto/posseduto e gli fa lo sprite col viso oscurato. E’ un modo immediatissimo per comunicare che C’è Un Problema.

Un signor climax
E preferivo questa CG

Anche con le musiche si va sempre molto cauti. Uri non mette mai musica nel title screen, e anche nel gioco è abbastanza rara; solitamente, le OST sono solo nelle principali cutscene e nei credits. Si preferiscono sempre profondi silenzi, passi e rumori ambientali. Che appunto, in un altro caso mi parrebbe un po’ triste, ma si sposa benissimo con le sue storie. Non fa altro che aggiungere al fattore inquietudine, e a volte al senso di solitudine e smarrimento dei personaggi. E scusate se faccio un discorso generale, ma Uri segue questo schema in ogni suo gioco, quindi… x° (Certo c’è qualche elemento che varia di quando in quando, ma… ne riparleremo nelle singole recensioni.)

E well, questo è quanto. Come già accennavo, scrivere questa recensione è stato un po’ complicato… è un gioco figo, con moltissime cose da dire, e anche solo scegliere il modo in cui dirle a volte non era semplice. Mi sono mantenuta un poco più seria del solito – sarà per i toni generali, ma mi è venuto naturale.
Perciò! Se volete giocarlo, avete la mia benedizione! Anche se, naturalmente, qualora abbiate qualche problema di depressione, vi consiglierei di andarci cauti. E’ di sicuro un gioco che può aiutare a pensare in modo più lucido, ma dovete maneggiarlo nel modo giusto.
Altrimenti, andate e divertitevi! Ma ricordatevi che è di quei giochi che perfino io, in certe sue parti, trovo… relativamente inquietante.
In ultima istanza: buon compleanno con i soliti millemila anni di ritardo, Soe~!
Bye!

The Crooked Man da Uri.
Originale in giapponese.
[Download (Eng)]