Yohoo!
Ehi, ehi, piano con quelle facce atterrite, mettete giù quelle vanghe e raccogliete le mandibole da terra: sono io!
Sì, lo so che è da parecchio che non mi faccio viva. Mea culpa, e anche no: nell’ultimo anno non ho avuto nessuna voglia di mettermi a buttar giù post. Però oh, se aspetto un altro po’ facciamo il 2030, meglio rimettersi al lavoro-
(Ah, un’altra cosa: so che le date dei post qua sotto sono bruttissime, ma vi garantisco che nel 2019 AVEVO postato. Solo che poi ho tolto i post per metterli in un altro blog. Ma non sono due anni che non mi faccio viva, eh!).
Ho rimandato un po’ il ritorno su questi lidi anche perché avrei voluto farlo con una recensione corposa… tuttavia fra una cosa e l’altra non ho ancora finito quella che stavo stilando, quindi basta. Facciamola finita. Ho fatto una raccolta di commenti. Che non sono belli quanto le recensioni, ma meglio che aspettare il suddetto 2030.
… e poi ne ho un bisogno anche per svuotarmi un po’ la crapa, che ultimamente ho visto/giocato settantamila cose.
Dunque in questo post troverete i commenti a:
* Ami
* Alone in the dark (Remake)
* Paranoiac (Remake)
* Star Detective
* Hakuda’s Wife Visiting
Prima di iniziare, però, un’ultima ma importantissima cosa: bentornati, miei cari.

AMI

Ami è uno di quei giochi che mi puntavo da secoli ma, per misteriosi motivi, non avevo mai giocato.
O meglio, i motivi non erano poi tanto misteriosi: stando ai commenti, il gioco era leggerissamamente buggato.
Quando poi mi è ricapitato sott’occhio, però, dato che comunque mi ispirava, ho deciso di buttarmi impavidamente in mezzo al pericolo. (!)
Bon, posso dire di essere stata ricompensata. <3
(Spoiler: no, in effetti non era buggato. Era stato aggiornato nel frattempo.
La vera cattiva notizia fu che è stato creato con l’RPG Maker MV, e chi ha mai provato a… ehm, aprirlo sa cosa vuol dire).
Ami è un grazioso gioco dalla grafica tutta sui toni del rosso, rosa e arancio: è ambientato in un serenissimo inferno dove i demoni, molto più alla mano di quanto ce li ricordassimo, passano il tempo facendosi gli affari loro – cosa che può tradursi in loschi esperimenti o stare chiusi in casa col Netflix infernale.
Il protagonista è un demonietto nostalgico: quella che si supponiamo essere la sua fidanzata è sparita ormai da tanto tempo, dispersa in un viaggio al di fuori del reame infernale fatto per curiosità. Così, mentre si strugge di nostalgia, durante una passeggiata per sassi (è tutto pieno di sassi, lì.) incrocia un angioletto appena caduto dal cielo… letteralmente. E’ DEcaduto. Questo vuol dire che, se non uscirà in fretta dall’Inferno, diventerà presto un demone e non potrà più tornare in Paradiso.
Dunque il protagonista, che tanto non è che avesse molto altro da fare quel giorno se non sospirare e mangiare gelato direttamente dalla vaschetta, decide di mandare a buone donne tutte le convenzioni sociali che dovrebbero seguire i bravi demoni e di aiutare un angelo.
Certo, probabilmente c’entra qualcosa il fatto che l’angioletta abbia un viso molto simile a quello di un’altra sua conoscenza…
E well, basta dir questo, il gioco non è molto lungo, se proseguissi verrebbe piuttosto un walkthrough x°.
Sebbene sia semplice e si dipani attraverso poche ambientazioni, l’ho trovato piuttosto divertente. I “puzzle” non sono certo difficili, ma ho apprezzato un sacco come ogni dettaglio fosse calcolato – diciamo che un po’ di cose che all’inizio sembrano messe lì per bellezza, poi, hanno uno scopo preciso.
(Per chi sta pensando “e menomale…”, intendo, anche dettagli più scemi di grafica e similari. Tipo i ragni. Mi hanno fatto ridere, i ragni).
La grafica è personalizzata, cosa che spesso non mi fa impazzire, ma in questo ci stava bene; lo stile con cui sono disegnati i busti, poi, è particolare ma molto carino.
Soprattutto ho trovato il gioco quasi… aesthetic? Si può dire? Non è stucchevolmente rosa/fucsia come Dreaming Mary, è un rosa e rosso vivace e ben abbinato.
Il true end è a difficoltà calcolata: se si fa attenzione, si può tranquillamente prendere fin da subito. E ve lo consiglio anche: è un ending piuttosto… dolce, nonché soddisfacente.
Dunque tutto rose (lol) e fiori? Ehm… x° A parte l’incombere nefasto di un possibilissimo crush (grazie, MV!) in realtà il gioco ha un unico, enorme, problema: appena si inizia a fare un combattimento di qualsiasi tipo, si verrà coinvolti in una lotta con nemici super stronzi armati di fucile infernale protonico che blasteranno tutto il vostro party con inaudita cattiveria.
Tradotto: questo gioco ha anche i combattimenti, ma la difficoltà è calcolata male. Cioè appunto, tu inizi a livello 1 armato di bacchetta del ristorante giappo. I tuoi nemici sono sì allo stesso livello ma, vista la cattiveria che ci mettono, è probabilissimo oneshottino entrambi i personaggi in un petosecondo.
Tuttavia, il problema è aggirabile con un po’ di pazienza: salvate subito prima. Provate delle lotte. Aspettate quella volta che, per culo, non vi shotteranno all’istante. Qualora siate sopravvissuti, curatevi e cercate di livellare fino almeno al 4/5. (In realtà livellano abbastanza in fretta, SE non esplodono).
Qualche mappa più avanti, se completerete una certa quest, otterrete arma ed equipaggiamento OP che vi alzeranno le statistiche a livello Cheat God. Capisco che di solito la gente preferisca non ricorrere a questi mezzi ma, credetemi, qui è più questione di sopravvivenza.
SO, se riuscirete a conquistarvi la pace dei sensi (?), potrete proseguire il resto del gioco felicemente e godere della sua grafica dai bei colori e di una storia cutina. <3
Sssì, non è certo il gioco del secolo. Ma devo dire che mi è piaciuto più di quanto pensassi. Un modo simpatico di passare una mezz’oretta!

ALONE IN THE DARK

Yep, proprio lui. Finalmente ho avuto modo di sperimentarlo in una qualche sua, uh, forma.
Recap per chi si fosse perso qualcosa! Alone in the dark è un veeecchissimo gioco per PC del ’92. E’ un horror lovecraftiano ambientato nella “solita” villa infestata ma, stavolta, detiene un primato notevole: questo gioco è praticamente il patriarca del genere survival horror. Buona parte dei tropes o dell’impostazioni del genere sono state delineate qui e riprese, con più o meno affinamenti, in videogiochi successivi. (Alcuni ci sono ispirati anche un pelino di trama… vero, Sanity’s Requiem? x°D
— Posto che Sanity’s Requiem pure è dannatamente figo —)
Da quando avevo scoperto della sua esistenza, avevo accarezzato l’idea di provarlo o quantomeno vedere un walkthrough… ha pure delle OST niente male, per essere del ’92. Unico problema: la grafica. La grafica è invecchiata veramente male. E certo non giudico un gioco dalla grafica, ma specie se sto guardando un walkthrough potrebbe essere un punto di interesse. x°
Eppure no, anche stavolta è venuto in nostro soccorso il mondo degli RPG: mentre facevo i miei soliti giretti di controllo, un bel giorno, mi sono imbattuta in Alone in the dark… remake su RPG Maker.
Tombola, mi sono detta, e in effetti così è stato. Ora, mettiamo subito in chiaro che non sono sicura di quanto sia legale fare un remake per quanto gratuito (credo poco), ma vabbé, diciamo che in questo caso era uno studio antropologico sull’evoluzione del genere horror (???).
L’ho subito scaricato e, quando è capitata una sera in cui ero da sola a casa al buio con le candele accese (?) (well, un po’ di atmosfera non guasta) mi ci sono dedicata.
Ora, vorrei distinguere il parere sul gioco e il parere sulla trasposizione. Considerando che il remake ha cercato di essere il più fedele possibile e ha trasposto letteralmente tutti i dialoghi e gli approfondimenti, credo di poter giudicare bene la trama e abbastanza bene il gameplay dell’originale.
Quindi, parere su Alone in the dark: bello. Detto in breve, bello. Giocarlo nel ’92, quando ancora non esistevano Resident Evil, Silent Hill e compagnia, dev’essere stato… intenso.
Il gameplay è piuttosto divertente, e a tratti anche difficile: ci sono svariati puzzle intelligenti che non ti danno troppo idea di come andrebbero risolti (ci ho messo un po’ a capire quello del quadro che spara…), e un fottilione di modi per morire. No, sul serio, potete fare game over con qualsiasi cosa. Per la serie che The Witch’s House e Misao sono una serena scampagnata per boschi.
Inoltre ci sono molte poche munizioni e sistemi di cura, mentre i mostri spawnano anche dalle stramaledette pareti. (No, sul serio, uno sta nella vasca da bagno per ragioni note solo a lui). Soprattutto nei sotterranei qualche non appropriata esclamazione a tema religioso potrebbe partire.
La trama è perfettamente a tema per un gioco lovecraftiano che punta tutto sull’atmosfera… aspettatevi città maledette e dimenticate, ombre che perseguitano nei sogni e libri poco raccomandabili. Sempre relativo alla trama, ammetto che c’è un game over che mi ha fatto quasi venir voglia di spegnere la candela e accendere la luce, lol.
(Ah, nella miglior tradizione dell’horror di inizio ‘900, il protagonista con tutto ciò non c’entra una cetra).
Parere sul remake: in generale, credo possa essere promosso; si vede l’impegno dell’autore per mantenerlo il più fedele possibile all’originale, seppure con le eventuali limitazioni dell’RPG Maker e di un passaggio da 3D (per quanto goffo) a 2D.
Tra l’altro, per quanto ovviamente non abbia potuto mettere le musiche originali, ha comunque selezionato dei brani abbastanza adatti.
Tuttavia ci sono cose che sarebbero potute essere un po’ migliorate, quali ad esempio la grafica: sono sicura che anche solo a livello di colori si potesse fare qualcosa di più bello da vedere e più simile visivamente. (Nel gioco originale predominano il rosso, il verde e il marrone – nel senso che all’inizio le mappe sono SOLO di questi colori, in pratica – mentre nel remake si vedranno ben poco).
Oppure, quando si usano i giradischi che riproducono brani di musica classica, nel remake continua felicemente la OST che c’era prima… ma perché non mettere il brano effettivo?
Per la maggior parte, comunque, sono piuttosto dettagli che non ledono all’esperienza generale. ^^ Certo se avete giocato l’originale questo non sarà indubbiamente la stessa cosa, ma per “sperimentare” credo possa essere un buon compromesso.
Prima di chiudere questo commento, però, vorrei parlarvi del momento più memorabile della mia giocata: Gino.

Gino.

L’incontro con lui è quando ho avuto un fortissimo istinto di prendere il PC fra le mani e scagliarlo lontano lontano.
La cosa era: dovevo entrare in una biblioteca, trovare un certo scaffale e metterci un certo oggetto. Il tutto mentre Gino cerca di sbranarti.
A Gino n’fregancazzo della fisica, della passabilità dei tiles, nulla: camminerà sopra tutto e tutti come un panzer, senza mai buggarsi in angoli astrusi della mappa, una feroce macchina di morte che vuole uccidere il protagonista e far venire l’esaurimento a te.
Ma dicevo insomma, mentre tu scappi da Gino devi trovare questo scaffale. Ora, c’è una stellina pure piuttosto visibile, quindi uno supporrebbe sia lì. Ma no.
Vai a checkare i tile limitrofi.
Ma no.
Il tutto mentre Gino continua ripetutamente a brutalizzare il poveretto.
(E tu a riavviare il gioco.)
Controlli tutto, provi a checkare qualsiasi cosa, niente.
Controlli TUTTI i tile di TUTTE le librerie davanti, e ogni giro sono tre game over.
Alla fine, la risposta era davanti alla faccia. Non dovevi controllare un tile limitrofo.
Dovevi controllarne DUE! Sì, stava due tile più su del segnetto. Per quale motivo, non mi è dato di sapere.
Sadismo? L’autore non sa contare fino a due? O è stato Gino che, nella sua sete di morte, ha volontariamente spostato il meccanismo, cosicché uno sclerasse nel cercarlo e lui potesse continuare a magnasse la faccia di Carnby? Forse.
Ma la verità non verrà mai a galla, perché ora Gino è andato dov’è giusto che stia: affanculo.
Perché sì, alla fine l’ho soppresso. Però.
In conclusione, ringrazio l’autore del remake per avermi permesso di divertirmi con una piccola perla, e i signori autori originali per aver concepito le basi di quello che è, a mio parere, uno dei generi più fighi dei videogames.

PARANOIAC (Remake)

Questo paragrafo è da considerarsi un’aggiunta sulla recensione che avevo già fatto, secoli orsono, per Paranoiac appunto. Quindi non starò a dilungarmi su trama e personaggi!
Come molti sapranno, negli ultimi anni Uri si è data al remakeaggio folle di molti suoi giochi: Paranoiac, Mermaid Swamp, Insanity… e io li ho giocati tutti. TUTTI. Bramo i suoi giochi più o meno come si bramano i regali di Natale.
… e paradossalmente, delle sue opere ho recensito solo Paranoiac e The Crooked Man… coff-
Ma cominciamo a recuperare gli arretrati!
So: rispondiamo subito alle domande base, che suppongo essere due.
1. Cambia molto dall’originale al remake?
La risposta è: abbastanza. La trama è pressoché invariata, ma è spiegata meglio e ci sono delle aggiunte interessanti, soprattutto negli ending.
Il gameplay, invece, è tutta un’altra cosa: la parte “giornaliera” è stata snellita e integrata con le scene di trama, di modo da non risultare soporifera, mentre finalmente la parte notturna si può giocare senza fare un miliardo di game over di fila. Non è comunque facilissimo, però; ha lasciato la trollata del nascondiglio randomico, quindi se venite colti dalla sfiga potrebbero necessitare un po’ di tentativi per beccare il punto giusto.
2. Vale la pena giocare questo se ho già giocato l’originale?
Assolutamente sì. Il gioco scorre mooolto meglio e da giocare è molto più divertente; ci sono poi stati altri upgrade tecnici (i personaggi hanno i busti personalizzati e la casa è stata mappata di nuovo da cima a fondo, onde evitare somiglianze con Mermaid Swamp e per renderla meno confusionaria). Inoltre, alla fine, si sbloccheranno anche dei profili per i personaggi principali (nulla che non fosse già stato detto su twitter da Uri, ma comunque carino da avere tutto insieme). Per cui… sì. Dà un feeling decisamente diverso. Ora il gioco è all’altezza della trama. ^^
L’unica precisazione, è che forse la parte notturna potrebbe risultare meno “spaventosa” perché ha cambiato l’aspetto del mostro inseguitore e la morte non è più un semi-jumpscare. Personalmente lo preferisco com’è ora, più elegante, ma capisco che siano gusti.
Quindi sì, se vi capita è del tutto consigliato rigiocarlo o anche fare il primo giro!

STAR DETECTIVE

Ahw, ogni tanto anche le persone perfide e bramose di violenza (???) come me si dedicano alle cose carine e coccolose.
Come questo gioco: una cosina brevissima, venti minuti appena, la piccola avventura di una bambina e di un detective “stellare” alla ricerca di una bambola perduta.
A passeggio in un mondo che sembra sperduto fra delle stelle solitarie, con l’aiuto di bizzarri personaggi che somigliano a giocattoli e addestrano formiche da compagnia (?). Naturalmente non è tutto semplice come sembra. Ovvio. Quando mai lo è?
Il gameplay è tipo tranquillissimo, ma ce n’è abbastanza per far finta che sia un gioco e non una visual novel.
In generale, però, mi è piaciuto per la peculiarità di questo fantasy a tema universo (come potete vedere dal title screen, il detective titolare ha una falce di luna al posto della testa) che è ben resa da una grafica personalizzata semplice ma efficace. Nel complesso, poi, la sua delicatezza e tutto il discorso conclusivo hanno coronato un’esperienza breve ma molto piacevole.
Eee non dico altro perché il gioco è davvero breve, fate prima a giocarlo/vederlo da voi.
Consigliato se avete pochissimo tempo e voglia di giocare qualcosa di… coccoloso. (?)

HAKUDA’S WIFE VISITING

Un gioco in cui mi imbattevo mooolto spesso, specie anni fa – quando avevo appena iniziato a navigare nel vasto mar dei giochi fatti con RPG Maker e co. – era questo: Hakuda’s Wife Visiting, di cui per qualche motivo non ricordavo mai il nome.
Non so perché non lo giocai lì; forse perché brevissimo e all’epoca i giochi brevi li scansavo, forse perché aveva un particolare tipo di grafica frontale che non mi attraeva tantissimo (sì, non sembra ma riguardo la grafica ho certi quality standard). Sta di fatto che poi me ne scordai.
Tempo dopo, per l’esattezza due estati fa, capitò mi sentissi male. Dato che non avevo nulla da fare, decisi di impiegare comunque il mio tempo in modo proficuo: avrei visto walkthrough finché non fossi svenuta.
Non sto scherzando, ne ho visti davvero talmente tanti che dopo sono collassata e ho dormito tre ore. Ma questa è un’altra storia. (?) Ad ogni modo, fra i WT che stavo scorrendo c’era pure questo gioco… durava tipo dieci minuti, quindi perché no?
Ecco. Dopo averlo visto mi sono chiesta perché diamine ci avessi messo così tanto.
Ora, non è un gioco particolarmente complicato o che so io – dura appunto dieci minuti. Però quei dieci minuti se li vale tutti.
A parte che è estremamente curato, pur nella sua brevità – ad esempio, le illustrazioni degli ending sono tutte in pixel graphic e visionabili dal menu da una galleria apposita, una volta ottenuti i relativi finali – ha proprio un vibe piacevole, specialmente se vi interessa il Giappone e il suo folclore. Perché sì, Hakuda non è il protagonista.
Questo gioco è praticamente come prendere una leggenda giapponese e trasporla in formato RPG. Non credo sia una leggenda effettiva, ma comunque… Ha il giusto grado di eariness che ci si può aspettare in un contesto del genere (e, se vi spaventate facilmente, potrebbe anche sembrare un po’ inquietante). Inoltre c’è una scelta di gameplay che trovo piuttosto divertente perché è quel genere di trollate che adoro (apri o non apri?, la scelta del Fifty Fifty) quindi sì, decisamente approvato.
Inoltre la mia amica Soe ne ha fatto una versione italiana, quindi ho avuto il piacere di giocarlo tradotto.
Questo lo consiglio ai fissati di Giappone come me, o a quelli cui piacciono i giochi un poco particolari

Eeee questo è quanto per stasera, signori e signore!
Sì, lo so, non sono commenti lunghissimi e probabilmente ho bisogno di rifarmi lo smalto, ma… con calma. Ci rifaremo, e probabilmente ci rifaremo molto presto. Intanto posso dirvi subito che una recensione breve è già bella che pronta, poi… mah, chissà che non riesca a fare una cosa che rimando dal 2013 e non è una battuta. Se anche non riuscissi, ho comunque altri… validi sostituti! C’è tipo un certo film, uscito lo scorso giugno, che mi ha stroncato la vita. Ma di quello ne parliamo un’altra volta….
Per oggi dunque vi saluto, e spero il bentornato sia stato di vostro gradimento.
Alla prossima!
Bye!